Anche per Pasqua il Papa non ha mancato di distribuire benedizioni e saggi consigli. Tempo fa, a Lampedusa, davanti ai morti a causa del naufragio dei barconi che trasportavano i migranti, gridò “vergogna“. Ma non avendo specificato chi dovesse vergognarsi (era una vergogna globale “Urbi et Orbi) la gente non si è preoccupata più di tanto. Forse hanno pensato che a vergognarsi dovesse essere chi, invece di fermare gli sbarchi e la migrazione di massa su carrette del mare, li invoglia a venire in Italia promettendo accoglienza, assistenza, casa, lavoro, scuola, cittadinanza e cocktail di benvenuto (tanto pagano gli italiani, mica pagano di tasca propria i buonisti militanti).
Ed ecco il primo messaggio pasquale che viene ripetuto da anni come un mantra: combattere la fame nel mondo, causata dai nostri sprechi. La povertà del terzo mondo è causata dal nostro benessere (!). Chiaro? Che la povertà sia causata dal benessere dell’occidente è tutto da dimostrare, ma il concetto suona bene, piace ai buonisti e serve alla causa (lo ripete spesso anche don Ciotti). Così, a forza di sentirselo ripetere, la gente magari ci crede, se ne convince, prova un senso di colpa ed è più predisposto a donare aiuti vari al terzo mondo che, in gran parte, al terzo mondo non ci arrivano mai o solo in minima parte, perché servono a coprire le spese generali, di organizzazione e rappresentanza delle migliaia di associazioni che raccolgono fondi con la scusa di aiutare i poveri. In alcuni casi ben l’85% delle somme raccolte servono a coprire le spese di gestione e di lancio della campagne pubblicitarie per la raccolta stessa. Solo in Italia sono attive circa 300.000 (!?) associazioni di questo tipo. (leggete qui: “No profit sotto accusa“). E ancora: “Ecco dove finiscono gli aiuti per la lotta alla fame nel mondo”. Meglio sapere certe cose, perché essere buoni è un conto, ma essere fessi è un’altra storia.
Ieri, invece, dopo l’accoglienza degli immigrati e l’aiuto ai poveri del terzo mondo, ecco il nuovo messaggio: aiutare i disoccupati. Ora, capisco che il Papa deve fare il Papa ed il buonismo è il pane quotidiano, ma non bisogna esagerare. Eh, sì, Santità, perché vede, ormai gli italiani non sono, come suol dirsi, alla frutta: No, ormai sono già oltre, hanno preso anche caffè, sambuchina e amaro offerto dalla casa ed è arrivato il momento cruciale del conto. Ed il dramma è che gli italiani non sono più in grado di pagare quel conto sempre più salato. E’ vero, la disoccupazione è in aumento, così come la povertà, così come le aziende che continuano a chiudere, così come i pensionati che devono saltare i pasti non per fare dieta, ma perché devono campare con poche centinaia di euro e non riescono più nemmeno a comprarsi il pane o il latte.
Ha ragione, Santità, bisognerebbe rilanciare l’economia, primo per evitare che altre aziende chiudano e garantire, quindi, i posti di lavoro esistenti e poi per creare nuove opportunità di lavoro per i disoccupati di oggi e per i giovani che non vedono alcuna speranza nel futuro. Purtroppo la nostra classe politica campa di chiacchiere e promesse, ma nessuno ha uno straccio di idea per contrastare in maniera efficace la crisi. Nessuno, dico nessuno, ha finora avanzato una sola idea pratica e realizzabile per combattere la crisi. Vivono alla giornata, si occupano di parità di genere, di legge elettorale, di vendite su E-Bay di auto usate, di rottamazione, di omofobia, di femminicidio, di creare nuovi gruppi e gruppetti politici, giusto per garantirsi poltrone e potere, di promuovere la propria immagine mediatica, di saltare da un salotto televisivo all’altro. Tutto fanno, meno che affrontare la crisi. L’ultima grande pensata è quella di dare 80 euro in più ai lavoratori e sembra che stiano rivoluzionando il Paese. Vede, Santità, aumentano lo stipendio a chi già lavora, invece che pensare ai disoccupati. Eppure, a sentir loro, sono convinti che sia un’idea geniale. Lo scemo del villaggio avrebbe fatto di meglio.
E poi, Santità. vede, c’è un altro piccolo problema. Lei dice che bisogna aiutare i disoccupati, ma chi li deve aiutare, con quali iniziative (che non ci sono) e con quali soldi (che, pure, non ci sono)? Purtroppo il debito pubblico aumenta (“debito pubblico record“, siamo al 132% del PIL). Ma non doveva diminuire grazie a tagli alla spesa pubblica promessi da Monti, da Letta e da Renzi? Le casse dello Stato sono sempre più vuote. Anche perché, seguendo le Sue accorate esortazioni, nonostante siamo col culo per terra, siamo molto altruisti e continuiamo a finanziare missioni all’estero, diamo aiuti al terzo mondo, finanziamo progetti di ogni genere in Africa, Asia, America del sud (Vedi qui gli incredibili progetti che finanziamo nel mondo: “Sprechi d’Italia“). Ed infine, sempre ascoltando i Suoi appelli all’accoglienza, stiamo dando asilo a tutti i disperati del mondo che arrivano in Italia come fosse il Paese di Bengodi. Lo ha detto Lei che dobbiamo accogliere i migranti e noi, da buoni cristiani, accogliamo tutti. E, naturalmente, ne paghiamo le spese.
Solo l’anno scorso ne sono sbarcati sulle nostre coste 43.000, ma quest’anno, visto che nei primi tre mesi ne sono sbarcati già 12.000 (4.000 sbarchi in 48 ore), la stagione sembra favorevole e si prevede che, come minimo, gli arrivi saranno raddoppiati rispetto all’anno scorso. E quelli che arrivano via mare sono solo una minima parte del totale degli immigrati. Ora, Santità, Lei sa quanto ci costa accogliere tutti questi immigrati? Pensi che, per evitare nuove disgrazie in mare, abbiamo avviato un’opera di monitoraggio continuo del Mediterraneo, in maniera da individuare subito alla partenza nuove imbarcazioni di migranti. L’abbiamo chiamata operazione “Mare nostrum” ed impegna mezzi aerei e navali della Marina militare e della guardia costiera che, 24 ore su 24, controllano il traffico nel Mediterraneo. Sa quanto ci costa? Lo ha rivelato di recente il ministro Alfano; ci costa 300.000 euro al giorno.
Questi disperati partono dalle coste libiche, sapendo già che, comunque, arriveranno subito le navi della Marina a caricarli e accompagnarli a Lampedusa o sulle coste siciliane. Funziona così; si imbarcano su gommoni a barche scassate e subito telefonano alla Capitaneria di porto di Palermo, segnalando che sono in pericolo (Loro hanno il numero diretto. Non lo sanno nemmeno i palermitani, ma questi partono dalla Libia ed hanno già memorizzato nei cellulari quel numero. Curioso, vero?). Così, in men che non si dica, “arrivano i nostri” e li accompagnano in Italia. Si spingono fino a 130 miglia a sud di Lampedusa per salvarli; praticamente in acque libiche. Tanto vale andare a prenderli direttamente dalla spiaggia.
E non basta, perché poi bisogna ospitarli, garantirgli vitto e alloggio, abbigliamento, biancheria, sigarette, ricariche telefoniche, controlli sanitari ed assistenza medica, trasporto con mezzi aerei o navali in altre località di permanenza. E poi donare un fondo di 500 euro a quelli che lasciano l’Italia per altri Paesi europei. Anche se poi, vedi la Germania, ce li rimandano indietro. Abbiamo addirittura costituito qualche anno fa, grazie al governo Prodi ed alla ministra della salute Livia Turco, un apposito ente pubblico, l’INMP, un curioso acronimo dietro il quale si cela, nientepopodimenoche… “Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà” (!). Ci costa 10 milioni di euro all’anno (Vedi “Cos’è l’INMP e quanto ci costa“). Ma siccome ci preoccupiamo anche di evitare eventuali atteggiamenti di xenofobia e razzismo nei confronti degli immigrati, abbiamo costituito un altro ente ad hoc, l’UNAR (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali). Anche questo importantissimo ed indispensabile organismo ci costa 2 milioni di euro all’anno. Come vede, Santità, siamo così impegnati ad occuparci dei migranti che non abbiamo tempo, e fondi, da dedicare ai disoccupati italiani.
E siccome questi immigrati, il più delle volte, non hanno né arte, né parte, in qualche modo devono campare; si arrangiano. Si occupano di tranquille attività come scippi, furti, rapine, truffe, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione. Insomma, in qualche modo devono pur campare. E quando li beccano finiscono in galera…a spese nostre. Ce ne sono nelle patrie galere circa 20.000, un terzo di tutti i detenuti. Ecco da dove nasce il sovraffollamento carcerario. E sa quanto costa ogni detenuto? Costa 3.500 euro al mese (tutto compreso, vitto, alloggio e spese generali carcerarie). Lo riferisce il sito dei Radicali italiani (Giustizia; quanto costa un detenuto in carcere?). Sono più di 40.000 euro all’anno. Moltiplichi per 20.000 e veda un po’ quanto ci costano i detenuti stranieri. (Vedi “Bollettino di guerra; preziose risorse“)
Santità, come vede, accogliere tutti questi migranti ci costa un sacco di soldi (Vedi “Immigrati e business“). Ma dobbiamo accoglierli perché altrimenti ci accusano di razzismo, di xenofobia e di non rispettare i diritti umani. Guai a tentare di opporci all’invasione di africani, asiatici e cinesi; ci ritroviamo addosso le accuse dell’ONU, dell’EU, della Boldrini, della Kyenge di tutte le anime belle della sinistra ipocrita, del buonismo e del terzomondismo militante. Così noi accogliamo tutti e va a finire che per aiutare gli immigrati poi non ci avanzano soldi per aiutare i poveri, i disoccupati, i giovani, i disperati di casa nostra. Prima gli immigrati africani, poi, se avanza tempo e soldi, gli italiani. Quindi, Santità, visto che non abbiamo più soldi per aiutare tutti, si decida; dobbiamo aiutare i poveri del terzo mondo, gli immigrati o i disoccupati italiani? E non chiedeteci altri soldi; abbiamo già dato.
Vedi
– I cristiani sono buoni
– Immigrati; siamo al collasso
– Immigrazione e Al Qaeda (il legame fra il traffico di migranti ed il terrorismo islamico)
– Migrazione e ipocrisia
– Ipocrisia di Stato
– Immigrati e risorse
– Crisi, risorse e genio italico
– Integrazione flop
– Sprechi umanitari (dove finiscono gli aiuti internazionali per la lotta alla fame)
– Immigrati e business (quanto ci costa l’immigrazione e chi ci guadagna)